destionegiorno
La poesia non va pensata, è fulmine dell'anima, vento nelle ossa, gelo sulla lingua, ecchimosi nel cuore. La poesia è musica del dolore, calore nelle vene, velo nero sulla gioia, sangue negli occhi, pugni nel ventre, fiori nella gola. La poesia è l'immensità del niente. ... (continua)
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Vedi
ti devo seppellire
e nella stessa fossa
seppellirò il mio cuore.
Vedi
ti devo dimenticare
per non impazzire
per non sentire le tue mani
la tua bocca
i tuoi seni
sulla mia pelle
che sta per squamare.
Vedi
ti devo seppellire
e io stesso... leggi...
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’Mbriacu
du to sciatu
da to vuci
du to sapuri
da to pelli
duci
comu o meli
Veni cca
e varda
l’occhi mei
lampanati
e lacrimusi
mi gira a testa
e sbandu
pi li strati
’Mbriacu
da to bucca
da to carni
da to lingua
amara
comu a... leggi...
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Chiedetelo a mia madre
se sono figlio
o se sono fratello
svegliatela dalla tomba
e portatela qui
davanti a me, adesso
in questo momento.
Chiedetelo a mia madre
se sono astro nascente
figlio di puerpera
o granello di sabbia
disperso nel... leggi...
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Demetrio Amaddeo
Dieci anni fa abitavo in centro
in un condominio con dieci palazzi
cento appartamenti e duecento bagni
tutto recintato e perfettamente costruito;
ero orgoglioso d’essere il proprietario!
Ma dopo un po' di tempo decisi di cambiare
non era quella la mia vera dimensione
mi soffocava l’aria signorile
e più che un uomo mi sentivo un ciclostile.
Fu una mattina di maggio
che decisi di scappare
e in periferia ho traslocato
l’aria era decisamente più pulita
e il vicinato molto più affiatato.
Cinque edifici, cinque terrazze
cinquanta cucine e cento balconi
pensai “ finalmente mi accontento”
non calcolando che a breve
fui allergico a tutto quel cemento.
E di notte ho fatto le valige
in un paese vicino mi sono trasferito
unica struttura senza condominio
e nell’attico mi sono sistemato.
Ma anche di quell'appartamento
presto mi son stancato
e in aperta campagna sono fuggito
una casetta in legno, un porticato
e un cane lupo a guardia del mio creato.
Inutile, non avevo pace
e sono sbarcato su un'isola felice
senza tetto e senza protezione
dormivo all'aperto
su un'amaca ai confini del sole.
Mangiavo fiori e bevevo pioggia
senza cronaca e informazione
niente internet e televisione
del tempo avevo perso cognizione.
Ma la sera mi sentivo solo
e decisi di salire su nel cielo
centomila nubi, un milione di stelle
zero sogni e angeliche visioni.
Fu così che decisi di tornar bambino
per giocare nel parco da mattina a sera
senza aspirazioni, senza case
senza recinti e senza più vetrate
senza vincoli e senza proprietà
senza pensare e giudicare
era questo che cercavo
l'interiore libertà. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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